Addis Abeba è la Capitale della Cultura e del Turismo del 2020 e il New York Times la include tra i cinquantadue luoghi al mondo da visitare quest’anno. Ma sviluppo e crescita economica cambiano anche tradizioni e stili di vita.

Addis Abeba è una città con una vocazione al protagonismo e ai simboli. Ha solo cento anni di vita ma la statua dell’Imperatore Menelik a cavallo, nel centro città, ricorda la vittoria di una nazione africana su una potenza coloniale (la battaglia di Adwa, 1896). Ha subìto per cinque anni l’occupazione dell’Italia fascista,  e due monumenti – a Sedest Kilo e ad Arat Kilo – a distanza di poche centinaia di metri ricordano l’uno l’eccidio compiuto dal generale Graziani nel 1937 contro gli addisabebini e l’altro la liberazione del 1941. Durante gli anni delle indipendenze africane, Haile Selassie riuscì a fare di questa città la capitale diplomatica dell’Unione Africana. Gli anni Settanta e Ottanta trascorsero sotto una dittatura militare ed è il Red Terror Museum nella grande piazza delle adunate, a Meskel, che ha il compito di preservare la memoria di quei giorni. Nel nuovo millennio l’Etiopia è entrata in una fase di sviluppo economico impetuoso; e ancora le nuove strade e i grattacieli di Addis Abeba, nati in modo altrettanto impetuoso, sono il simbolo di una nazione gigante (cento milioni) che gioca un ruolo egemone nel corno d’Africa. Ma secondo il Premier Abiy Amhed, nobel per la pace 2019, la forza della tradizione, la cultura e l’ambiente di Addis Abeba sono tanto importanti quanto la sua vivacità economica. Ed ecco nascere così lo Unity Park con il restauro della residenza imperiale di Menelik, il progetto di nuove biblioteche, il tentativo di fare rinascere ambienti belli e di socialità lungo i fiumi che attraversano la città (il Beautifying Sheger Project).

Per questa sua energia, non stupisce che Addis Abeba sia tra i 52 posti al mondo che secondo il New York Times meritano di essere visti, nella consueta (ed esteticamente superlativa) panoramica che l’editore americano dedica ai luoghi del mondo. Ma Addis Abeba può anche essere il volano per l’affermazione definitiva dell’Etiopia come meta turistica; tanto che l’European Council on Tourism and Trade l’ha nominata “Capitale del turismo e della cultura” per il 2020, scommettendo su una nazione che ha il più alto numero di luoghi tutelati dall’Unesco di qualsiasi altra nazione africana.

Una giungla d’asfalto?

Ma lo sviluppo e la crescita economica hanno anche un’altra faccia della medaglia. E questa faccia che mostra le preoccupazioni e timori di perdere identità e i legami delle relazioni sociali è ben sintetizzata nell’ultima tavola di una graphic novel di un gruppo di disegnatori di Addis Abeba, Laughing Gas Design, pubblicata sul Guardian. Una tavola che dice: “Oh Addis! What will become of you?”. Nelle illustrazioni di questo lavoro si segue la vita di uno dei tradizionali e popolari suq (piccoli negozietti spesso ricavati da mini container) sempre più in pericolo di sopravvivenza in una Addis Abeba moderna che, dicono i disegnatori, è sempre più una “concrete jungle”, una giungla d’asfalto.