Sono i racconti a spingerci a viaggiare. Narrazioni di luoghi e persone, suggestioni, immagini, mappe, resoconti scientifici che attivano la nostra curiosità di valicare i confini dell’esperienza quotidiana, del nostro sapere e del nostro sentire.
Ma sono ancora i racconti a trattenerci dal viaggio. Parole non sempre scaturite dall’esperienza diretta, spesso influenzate dall’interesse ad alimentare paure, diffidenze o semplicemente indifferenza nei confronti di popoli, culture, luoghi che non appartengono allo scenario abituale della nostra vita.
Per lungo tempo il mondo degli Afar, la Dancalia, terra estrema del Corno d’Africa, è rimasto relegato nell’immaginario di una diversità selvaggia e ostile, retaggio di una letteratura di impronta colonialista tesa ad amplificare l’“eroicità” delle imprese di conquista nel continente africano.
È da un racconto di popoli, più che di luoghi, narrato con le parole dell’anima sul filo di lunghe frequentazioni e innumerevoli amicizie sbocciate fra vulcani e deserti, che è nata l’esperienza di questo viaggio alla scoperta di una terra e di una umanità straordinarie.

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